Thesaurus
a cura di Nicola Palazzolo

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Il Thesaurus Iuris Antiqui, sia nella versione su CD-Rom che in quella on line, è una struttura classificatoria creata a supporto della Bibliotheca Iuris Antiqui e dei suoi due principali archivi: Fontes, contenente il complesso delle fonti giuridiche romane, dalle origini a Giustiniano, normalizzate secondo un'edizione critica di riferimento e digitalizzate in linguaggio XML/TEI; Opera, contenente la bibliografia completa sui diritti dell'antichità dal 1940 ai giorni nostri, strutturata secondo lo standard Dublin Core.

In concreto, si è trattato anzitutto di costruire un insieme strutturato di termini (ne sono stati raccolti circa 10.000), che sono patrimonio specifico delle discipline relative ai diritti dell'antichità. Proprio per evitare ambiguità, si è scelto di usare sempre i termini specifici con i quali un certo concetto veniva espresso nelle fonti antiche: in altre parole, termini latini o, per i diritti greci o orientali, latinizzati (traslitterati in caratteri latini).

Ma non si è trattato solo di raccogliere i termini alla rinfusa, traendoli dagli indici analitici dei manuali o dei repertori cartacei più in uso. L'esperienza ci dice che uno stesso concetto può essere espresso con termini diversi (il verbo e il sostantivo, il concreto e l'astratto, il diritto e l'azione corrispondente), ma anche – come si è visto – mediante un sinonimo o una variante linguistica. Se noi indicizzassimo i documenti bibliografici servendoci di una qualunque delle forme con cui un concetto può essere espresso, ne avremmo una perdita di informazione che si rifletterebbe certamente sulla ricerca. La scelta fatta è stata perciò anzitutto quella di ricondurre tutti i termini e le forme con i quali viene espresso un determinato argomento ad un'espressione standardizzata ("descrittore"), che è quella con la quale i documenti relativi a quell'argomento vengono indicizzati. Gli altri termini ("non descrittori"), pur presenti nell'archivio, non servono per indicizzare i documenti, ma solo per rinviare l'utente al termine utilizzato come descrittore.

I termini sono stati dapprima raccolti e selezionati sul piano formale, eliminando tutte le ridondanze linguistiche e le varianti grafiche (solo in alcuni casi inserite come sinonimi non descrittori: ad es., "SC." per "senatusconsultum"), e poi normalizzati secondo i metodi delle scienze documentarie: preferendo il sostantivo alle forme verbali, le forme aggettivali all'uso di preposizioni, scegliendo il plurale per categorie generali (ad es.: "actiones adiecticiae qualitatis", "leges sumptuariae"), il singolare per concetti specifici (ad es.: "actio legis Aquiliae", "lex Valeria de provocatione"). I sinonimi ed i quasi sinonimi sono stati collegati al concetto scelto come principale, in modo da costruire catene di termini con significato affine o comunque collegato a quello del termine principale. Sono stati anche inseriti soggetti biografici (re, imperatori e giuristi): la forma del nome è stata normalizzata, pur legando alla prima forma (quella più usata) la catena di tutte le forme in cui il soggetto può essere cercato. Lo stesso procedimento è stato adottato per i termini geografici (provinciae, regiones). Sono stati inseriti, quando necessario, anche termini composti (i c.d. sintagmi), i quali, comunque, possono essere visti dal sistema anche come singole parole.

Si è voluta tenere presente, però, anche un'altra esigenza: quella di chi si accosta all'archivio bibliografico dei diritti antichi senza essere uno specialista, e perciò ha anzitutto bisogno di un inquadramento sistematico. Questa esigenza, nelle scienze documentarie, viene soddisfatta mediante un codice di classificazione, un'indicazione dell'argomento trattato non mediante parole tratte da una lingua (viva o morta che sia), bensì attraverso un linguaggio artificiale, fatto di lettere e numeri. Questo sistema, usato nei grandi sistemi bibliotecari ma anche in molte bibliografie specializzate, consente di individuare l'argomento cercato attraverso lo scorrimento di una struttura classificatoria ad albero (il c.d. 'albero classificatorio') nella quale tutti gli argomenti di un determinato settore scientifico sono raggruppati in alcune classi fondamentali, dalle quali si dipartono, come appunto i rami di un albero, le sottoclassi che contengono gli argomenti più specifici.

Per la classificazione di BIA si è prevista una struttura a sei livelli, che consente di coprire anche le aree dove è maggiore il livello di specificità. Tutti gli argomenti sono stati così raggruppati in otto classi fondamentali:

  1. Fonti
  2. Opere generali
  3. Diritto privato
  4. Processo privato
  5. Diritto pubblico
  6. Diritto criminale
  7. Diritti degli altri popoli antichi
  8. Storia generale del mondo antico

Ciascuna classe è poi ulteriormente divisa in sottoclassi, e così via, fino a sei livelli di classificazione, dal più generale al più specifico.

Tutto lo schema di classificazione è consultabile in cinque diverse lingue (Italiano, Francese, Inglese, Tedesco, Spagnolo) mediante un'opzione contenuta nella maschera iniziale di BIA.

La redazione dello schema di classificazione ha comportato la soluzione, anche a livello teorico, di alcuni problemi preliminari strettamente dipendenti dalla particolare tradizione scientifica del diritto romano. Non è stato facile, infatti, ricondurre ad unità le moltissime forme di presentazione sistematica della disciplina (ad es., nei manuali di Istituzioni o di Storia del diritto romano), ciascuna ispirata ad una diversa visione del "sistema" considerato. Una classificazione che pretendesse di essere assolutamente razionale e coerente fino alle estreme conseguenze rischierebbe di non essere utilizzabile, perché sarebbe del tutto astratta e non adatta alle concrete esigenze dell'utente cui il sistema è destinato.

È stato anzitutto risolto il dilemma se adottare uno schema classificatorio antico (tanto per fare un esempio, quello offerto dalle Istituzioni di Gaio per il diritto privato romano, integrato dal Codice giustinianeo per il diritto pubblico e il diritto penale) o, viceversa, uno schema moderno (quello dei manuali). Lo schema antico avrebbe certamente il vantaggio di una maggiore aderenza alle fonti, ma sarebbe in buona parte arbitrario; quello moderno ha, viceversa, il pregio di una più immediata consultabilità sia per la lunga tradizione scientifica e didattica, sia per la sua comprensione anche dal giurista non specialista. Bisogna tenere conto, tuttavia, del fatto che per il diritto privato romano la struttura dei manuali è già di tipo sistematico-gerarchico, mentre per la storia delle fonti e per il diritto pubblico la stessa struttura dei manuali si basa su grandi classificazioni cronologiche. Ne nasce inevitabilmente una struttura non omogenea dello schema di classificazione. È per questo che, ad esempio, mentre per la classe 3 (Diritto privato) la prospettiva sistematica (diritti delle persone, diritti reali, diritti di obbligazione) prevale in tutte le sottoclassi a scapito di quella cronologica (diritto arcaico, diritto classico, diritto giustinianeo), nella classe 5 (Diritto pubblico) e nella classe 6 (Diritto criminale) i singoli istituti sono raggruppati all'interno di una divisione cronologica. L'ideale sarebbe (ma non è stato possibile attuarlo sinora, perché richiede una ricerca apposita) la combinazione del criterio sistematico con quello cronologico: ciò può essere realizzato utilizzando la tecnica delle cosiddette "classificazioni a faccette", nelle quali è possibile aggiungere ad ogni livello dello schema ulteriori specificazioni di tipo cronologico o geografico o biografico.

Una volta costruita la struttura gerarchica ad albero, che comprendesse tutti gli ambiti concettuali della materia (la classificazione), si è trattato poi di riempire i singoli rami dell'albero con tutti i termini appartenenti ad ogni specifico ambito concettuale. Si è trattato cioè di costruire una struttura che collegasse:

  1. i termini in linguaggio naturale a quelli in linguaggio controllato;
  2. tutti i termini usati allo schema di classificazione.

Una struttura, cioè, che consentisse, per così dire, di "appendere" i singoli concetti (e quindi tutti i termini relativi) ad un codice di classificazione numerico.

Nell'attuale versione del Thesaurus si è preferito tuttavia (ed è questa la principale differenza con i principali Thesauri) limitare le relazioni a quelle gerarchiche verticali, rappresentate dalle classi dello schema di classificazione (es.: diritti di obbligazione > contratti verbali > stipulatio), a quelle di affinità orizzontali (es.: alla classe "Epoca repubblicana. Singoli reati" fanno capo i concetti: sacrilegium, calumnia, conspiratio, ecc.), ed infine a quelle di sinonimia, antinomia, variante ortografica o di scrittura, preferenza linguistica (es.: XII Tabulae = lex XII tabularum; matrimonium = nuptiae; adstipulator = adpromissor).

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